Bambini e dispositivi: schermi si, ipnosi no

Quante volte i bambini davanti allo schermo, di uno smartphone o di un tablet, soprattutto in questo periodo, hanno rappresentato la nostra quotidianità?

È un dato di fatto che i bambini, passino molto tempo davanti ad un monitor o ad un display e questo potrebbe avere conseguenze negative sul loro sviluppo e sulla loro capacità di socializzare e di interagire col mondo reale.

Bisogna forse riuscire a trovare prospettive differenti, in linea con il momento attuale e il nuovo modo di vivere la realtà. La strada migliore è sempre quella informarsi e prendere decisioni in modo consapevole, per aiutare i bambini ad usare correttamente questi dispositivi.

Prima di tutto è necessario ricordare che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si è espressa su questo tema, fornendo indicazioni dettagliate in merito all’utilizzo degli schermi per quanto riguarda i bambini di età inferiore ai 5 anni. Secondo le linee guida indicate, prima dei due anni di vita del bambino, gli schermi digitali sono da evitare. L’esposizione ai monitor e ai display dovrebbe iniziare a partire dall’età dei tre anni, ma col limite massimo di un’ora al giorno. Queste disposizioni sono calcolate sulla base di criteri precisi, in base all’età, al periodo di sonno e ai minuti di attività ritenuti idonei per i bambini. Ci forniscono ulteriori spunti da approfondire come ad esempio l’uso dei dispositivi digitali da parte dei genitori, le modalità con cui questi strumenti vengono proposti ai bambini e l’analisi sui motivi dell’utilizzo: è una reale necessità o semplice comodità?

Per quanto riguarda il primo aspetto è bene ricordare che i genitori, i nonni e gli insegnanti sono il principale punto di riferimento comportamentale per i bambini. È quindi importante che tutti si sforzino di diventare un modello positivo, un esempio equilibrato, anche in tema di utilizzo di dispositivi digitali.

Inoltre le modalità di fruizione sono fondamentali. Sarebbe rischioso limitarsi a “consegnare” il tablet o lo smartphone in mano ai figli, delegando a loro anche la selezione dei contenuti. La scelta migliore è sicuramente quella di una condivisione nell’utilizzo.

Il punto più delicato della questione, però, sembra essere quello posto dalla terza domanda, poiché implica una messa in gioco da parte dei genitori: il dispositivo digitale viene sfruttato per soddisfare un’esigenza del bambino oppure dell’adulto?

Secondo lo psicoterapeuta Alberto Pellai l’iperstimolazione delle immagini in movimento su uno schermo non rappresenta la risposta alle esigenze dei figli. Su questo punto la nostra #pedagogista si trova pienamente d’accordo. I bambini cercano un contatto umano e relazionale, hanno bisogno della rassicurazione di un abbraccio, delle attenzioni, delle carezze e degli sguardi degli adulti. Insomma, lo schermo non può essere un sostituto genitoriale o una risposta ai bisogni di accudimento del bambino.

In questo periodo di lockdown, le scuole chiuse e le lezioni online hanno costretto i bambini a rimanere molte ore davanti agli schermi ogni giorno. Ecco che sorge spontanea la domanda: strumenti digitali sì oppure no?

Queste tematiche hanno bisogno di ulteriori approfondimenti e specifiche, soprattutto per gli scenari che in futuro si apriranno. Quello che probabilmente è bene ricordare è l’importanza della condivisione nell’esperienza di utilizzo degli strumenti digitali. Il gioco e il contatto sono fondamentali e niente potrà mai sostituirsi al coinvolgimento diretto, alla presenza fisica e ad un abbraccio.

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